Centro Yoga Le Vie

“Divinità quotidiane”, mostra fotografica di Alina Renditiso

Il Centro Yoga Le Vie ospita una mostra fotografica di Alina Renditiso, una serie di scatti che raccontano la donna in India, paese di contrasti e di straordinaria bellezza.

Venerdì 2 settembre dalle ore 18:30 inaugurazione mostra con presentazione dell’artista

Sabato 3 ore 10-12, 17-19

Domenica 4 ore 17-19

La mostra rimarrà visitabile anche lunedì 5 e martedì 6, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 19.

Ingresso libero. Negli orari di apertura della mostra, la segreteria rimarrà aperta per info e iscrizioni.

 

La mostra raccontata da Alina, attraverso parole e citazioni

Viaggiando in India non si può non rimanere catturati dall’intensità e dalla bellezza degli sguardi delle donne. Con questa mostra rendo omaggio al potere seduttivo di questi sguardi, ma anche al ruolo cruciale delle donne nella società indiana (a dispetto della loro condizione) mettendo in relazione – in un dialogo immaginario – gli attributi e le caratteristiche del pantheon femminile induista con le persone concrete e reali incontrate nel cammino e colte nel loro vissuto quotidiano. 

Nel preparare la mostra mi sono imbattuta in alcuni testi di approfondimento, tra i quali il libro di Gioia Lussana sulla matrice femminile dello yoga tantrico, da cui riporto alcune citazioni che offro alla vostra riflessione e a corredo di quanto vedrete.

 

“La concezione della divinità suprema nelle sembianze di una donna, una madre, un grembo, all’inizio non sembra aver trovato il proprio posto nei libri sacri degli Ariani che formavano una società patriarcale. Ma il culto preistorico della Madre, come del resto in tutte le religioni, è latente, sempre pronto a risorgere. Molti popoli che furono assimilati dal mondo induista, avevano sempre adorato la madre divina e non hanno mai smesso di farlo”  ( da Alain Danielou. Miti e dei dell’India: i mille volti del pantheon induista. Como, Red, 1996)

Solo nella letteratura puranica e tantrica dell’India medioevale comparirà la versione in cui la protagonista della genesi cosmica, è il principio femminile, la grande Dea.

In generale l’affermarsi del principio femminile in ambito religioso è attestato nell’India post-vedica dove diviene via via più marcato il principio di commistione di divinità maschili tipicamente vediche come Agni e uno svariato numero di divinità femminili emergenti come Kali, Dirga, Katyayani, ecc. Possiamo riscontrare notevoli analogie tra tale componente indigena, associata alla ritualità del ciclo agricolo e della fertilità della terra, e il successivo delinearsi di una fisionomia tipicamente tantrica dell’induismo. In generale, e prima ancora del periodo tantrico, le dee pan indiane non rappresentano soltanto peculiari aspetti del femminile, ma hanno altresì caratteristiche universali. La Dea à la terra, il paesaggio, la vegetazione, la natura” (da Gioia Lussana, La dea che scorre)

“W.D. O’Flaherty ha individuato a questo proposito due classificazioni delle dee indiane, che riflettono appunto le due nature opposte: le ‘dee del dente’, connesse alla sessualità e terrifiche, e le ‘dee del seno’, materne, benigne, fertili. Mentre le prime hanno una natura indomita e indipendente, le seconde sono docilmente inserite della struttura patriarcale del brahamanesimo ortodosso.” (idem)

Chi visiterà la mostra sarà invitato a leggere delle brevi descrizioni delle caratteristiche delle principali divinità indiane e partecipare al gioco di attribuire una divinità a ciascuno dei ritratti esposti, scrivendone il nome e collocandolo nel cestino collocato alla base di ogni immagine


Oltre alla galleria di ritratti femminili, nella mostra incontrerete una installazione pensile ispirata al Chausat Yogini Temple che ho visitato a Hirapur, in Orissa nel 2019. Il tempio si trova in una zona rurale a 20 km dalla città di Bhubaneswar. (per maggiori informazioni: https://en.wikipedia.org/wiki/Chausath_Yogini_Temple,_Hirapur )

“Non viene specificato esattamente il numero delle Madri, ma vengono considerati gruppi di dee connotate da diverse incarnazioni di animali che le Yogini sono in grado di assumere, tra le quali spiccano diversi tipi di uccelli, gatti, tigri, elefanti, capre, cavalli, rane. Il loro aspetto teriomorfo le associa direttamente al mondo archetipale della instintualità e dominio sugli elementi della natura”

Le Yogini (divinità femminili) sono rappresentate con ai loro piedi animali, demoni o figure umane. Sono 64, disposte in cerchio all’interno del tempio che visto dall’alto ha la forma di una yoni.

E’ stato molto emozionante per me visitare questo luogo di culto, e nell’istallazione spero che si possa riprodurre almeno in parte la speciale energia veicolata da queste immagini. Avendo già immaginato di riprodurre la circolarità del tempio sono rimasta particolarmente colpita nel leggere, sempre nel libro delle Lussana quanto segue: “Le Yogini sono altresì collegate alla grande Dea in persona ed esse incarnano la molteplicità dei suoi aspetti. Nello Skanda-purana troviamo che Devi crea dal suo stesso corpo il chakra delle Yogini. La forma e il simbolismo del cerchio sono fortemente connessi con la natura onnipervasiva delle Yogini in quanto fondamento originario. Del resto sin dal periodo vedico il principio femminile è spesso rappresentato in forma aniconica, in particolare Prthivi, la dea della terra, è assimilata a una ruota posta all’estremità di un asse. Lo Yogini Hrdaya Tantra parla delle Yogini come costituenti un cerchio, e, in ultima analisi, ogni Yogini in quanto Shakti risulta essere un vortice di energia vitale, il nucleo della stessa vitalità che si manifesta nella forma delle cose esistenti”

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